lunedì 13 febbraio 2017

Vespina del terrore

La mia polena è una falena. Signorina in raso bianco, divisa dal torace, che fa piroette come una vespa impazzita, svolazza  su e giù attorcigliando le due metà. Bei boccoli bianchi nella casa grigia  lunga, scricchiolio delle scale e già sento il tuo frusciare, l'odore di vermi e cheratina. Fai capolino, lì all'angolo, rotei e spruzzi guizzi sangue e viscere dalla boccuccia spaccata, che ridere! Il Riso! Vuoi essere guardata nel tuo eccedere d'orrore, e io ti guardo e, in effetti, mi terrorizzo. Decido di non vedere e di avanzare, decisa a spegnerti, falena inusuale, sento meglio il fruscio delle ali veloci, l'aria spostata dal tuo volteggiare, le gocce sempre più grosse schiantarsi sulle mie palpebre, sulle guance, sulla bocca. Sei felice, m'imbratti di orrore, sono felice anche io, perché adesso ti odio, e ti cerco. Sei romantica. Stai giocando.
Intanto nel sottoscala un uomo giace, in una vasca da bagno. Fino al collo è inondato di diarrea, ah no, guardo meglio, sono le sue interiora ormai putrefatte. Il suo piccolo stagno fatto proprio da sé. Da quanto tempo rimaneva con se stesso? Intanto i nemici morti alle mie ginocchia si stanno risvegliando. Mi preparo all'affondo.